Titolo: Perchè si aprano gli occhi
Autrice: Ludmila Gabusi
Descrizione: In questo manifesto ho voluto rappresentare tramite la semplicità della grafica il metodo pacato di Bianca Guidetti Serra, volto all’azione, al “parlare poco e mettere in pratica”. Gli unici occhi aperti nella parte superiore simboleggiano l’essenza vigile e impegnata di Bianca Guidetti Serra, così come il colore dell’iride rimanda allo sfondo della citazione di Bianca.
Bianca Guidetti Serra aveva una visione di donna forte. Sin dalla giovinezza militante nella Resistenza promuoveva fortemente l’autocoscienza delle donne. Si augurava che prendessero consapevolezza della loro condizione e dessero vita ad una lotta autonomamente. Questo poteva (e può) avvenire restando vigili, attente al mondo che ci circonda. Tenendo gli occhi aperti.
Ho utilizzato la citazione di Bianca “Perché si aprano gli occhi delle tante donne che non partecipano” come slogan. Questo per lanciare il messaggio che la visita e la consultazione degli archivi può essere una forte spinta verso l’autodeterminazione femminile.
Nella parte inferiore alla citazione gli occhi sono tutti aperti a significare la presa di coscienza femminile, come auspicato da Bianca stessa. Alcune coppie di occhi sono colorate a simboleggiare che tra le persone che apriranno gli occhi potranno esserci dei “successori” di Bianca, che lotteranno per i diritti delle donne.
I loghi al fondo possono essere riorganizzati o modificati secondo le esigenze.
Titolo: Alle/Sulle spalle delle donne
Autrice: Chiara Morra
Descrizione: Tra le varie discriminazioni di genere verso le donne si è scelto di trattare un aspetto spesso negletto e sottovalutato: il "carico mentale", un concetto proveniente da quel ramo della sociologia che ha codificato la Teoria del carico cognitivo.Tale termine, introdotto nel 1984 grazie all'articolo "La Gestion ordinairede la vie en deux" della sociologa francese Monique Haicault, è tornato a far parlare di sé recentemente grazie al libro "Bastava chiedere!" della blogger, fumettista e ingegnera informatica francese Emma. L'autrice sostiene che "se si chiede alle donne di organizzare tutto e poi anche di svolgere gran parte delle cose da fare, le si carica del 75% del lavoro totale. Le femministe chiamano questo lavoro 'carico mentale', che consiste nel dover sempre pensare a cosa c'è da fare".Il carico mentale è come un pesante zaino che quotidianamente ricade
sulle spalle delle donne e che viene spesso ignorato dal resto della società. Come si evince dalla tavola, alle spalle di ogni donna si nasconde un fardello invisibile a chi si trova loro di fronte. La donna viene investita del ruolo di custode del focolare domestico: nell'illustrazione, infatti, il fumo che esce dal comignolo è un prolungamento della figura femminile stessa. Il primo passo verso una distribuzione più equa del carico mentale passa dalla presa di coscienza del fenomeno – sia da parte delle donne che, soprattutto, degli uomini – e da un cambio di modello educativo. Solo condividendo alla pari lo zaino è possibile permettere a tutti di avere le stesse opportunità.
Titolo: Annulla il gap
Autore: Cesare Goria Gatti
Descrizione: E' stato mio nonno a raccontarmi che in un vocabolario della lingua italiana decisamente datato alla parola “donna” veniva indicato oltre al genere e al numero la spiegazione “femmina dell'uomo”, mentre cercando sullo stesso dizionario il termine “uomo” veniva indicato oltre al genere ed al numero la spiegazione “individuo di sesso maschile della specie umana”: mi è sembrato assurdo; perché era la prova bianco su nero dell'enorme differenza con cui venivano considerate le donne rispetto agli uomini, alla donna veniva negato un ruolo indipendente, autonomo, riconoscendole
esclusivamente quello di una sorta di appendice dell'uomo legato direttamente allo scopo riproduttivo. Così ho voluto idealmente riscrivere le pagine di quel vecchio dizionario ristabilendo l'equilibrio naturale e necessario, che mai deve mancare, nel considerare i due generi della specie umana: se la donna è la femmina dell'uomo allora l'uomo è il maschio della donna in un rapporto costante di rispetto, aiuto e amore reciproco in tutte le generazioni presenti e future.
Titolo. Archiviamo la discriminazione
Autrice: Ludmila Gabusi
Descrizione: Il manifesto vuole mostrare al fruitore il percorso che porta le donne di oggi a prendere coscienza e combattere per i propri diritti tramite la conoscenza degli avvenimenti passati. La figura in bicicletta è quella di una partigiana che come tante portava informazioni, rifornimenti o armi da una città all’altra. L’ho inserita in riferimento alla partecipazione di Bianca Guidetti Serra alla Resistenza e alla fondazione dei “Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà” di Torino. La seconda figura è di una manifestante del 1962 per il divorzio. Il diritto di famiglia, l’aborto e il divorzio sono alcuni degli argomenti fondamentali da lei trattati durante la sua professione di avvocato. Queste due figure sono in bianco e nero perché appartengono al passato. Ciò fa sì che osservandole, anche se non si conoscono il loro contesto storico o le loro lotte nel dettaglio, si possano associare facilmente al concetto di “lotte delle donne nel passato”. L’ultima figura è una ragazza contemporanea (infatti passiamo dal bianco e nero ai colori) che si trova in un archivio nell’atto di aprire un cassetto, così come ci si auspica farà il fruitore del manifesto non appena sarà possibile visitare l’archivio di Bianca Guidetti Serra. Lo slogan “ARCHIVIAMO LA DISCRIMINAZIONE” rimanda in prima istanza all’archivio di Bianca e al fatto che contiene i moltissimi casi di discriminazione che ha affrontato nella sua carriera di avvocato, anche inprima persona. In seconda istanza incita il fruitore a mettere da parte i preconcetti e i comportamenti che perpetrano la discriminazione di genere.Come? La risposta è nell’immagine: visitando l’archivio e trovando insegnamento dal passato, oltre che spunti per il presente. Il manifesto è stato realizzato tramite l’utilizzo di immagini di repertorio di dominio pubblico e immagini senza diritti. I loghi al fondo possono essere riorganizzati o modificati secondo le esigenze.
Titolo: Equal pay
Autrice: Carla Borriello
Descrizione: In 1984, George Orwell pone una domanda illuminante al primo ministro inglese: “Come si esercita il potere su un altro uomo?” Churchill ebbe un attimo di esitazione, ma poi rispose: “Facendolo soffrire”. E, guardandoci alla luce del 2020, se si trattasse di una donna? Come si esercita il potere su una donna? Semplice, dicendole cosa non può fare. Non basta che qualcuno obbedisca per essere sicuri che esegua gli ordini, è necessario privarli della libertà di scelta. Potere significa questo: rendere l’altro (sesso) meno degno di valore e libertà. Come non deve vestirsi e truccarsi, cosa non deve farne del proprio corpo, a quali lavori non può ambire ed infine, ma non per importanza, come non renderla economicamente indipendente. Il divario salariale è solo uno dei più importanti “non-traguardi” discriminatori di questa lunga corsa di vita dove gli ostacoli lungo il percorso, pensiamo un po’, si trovano solo dalla corsia delle donne. E se su questo qualcuno ancora avesse dei dubbi, non dobbiamo fare altro che invitare a cercare sul dizionario dei sinonimi, uno a caso non importa, le rispettive voci di “uomo” e “donna” per renderci conto della radicazione del problema. Essere pagate meno rispetto alla corrispettiva figura professionale di gender maschile è omertosamente giustificato dalla società, lavorativa e non, in relazione all’investimento in potenza che si proietta sulla risorsa. “Ma certo” – dicono – “Prendete la differente biologia, è tutta colpa della biologia se le donne non possono ambire alla carriera o farla coesistere con la famiglia perché le mestruazioni, la capacità di procreare e la cura del se sono delle ‘vulnerabilità’ tutte al femminile che taluni datori di lavoro auspicano di non leggere fra le righe di un CV e quindi anche di non pagarle tanto quanto un uomo”. Gli elaborati da me proposti hanno come fine ultimo la riflessione innanzi le coscienze della società sulle ingiuste “ombre” incollate saldamente da un sistema di pensiero ormai anacronistico fondato sul mito della virilità che spinge da sempre a identificare il (gen -itale/nder) maschile come unico garante della stabilità economica (€) azzerando (Ø) il potenziale lavorativo, umano e di indipendenza del (gen -itale/nder) femminile relegato invece all’eterno subalterno.
Titolo: Giustizia
Autrice: Ludmila Gabusi
Descrizione: Il manifesto da subito rimanda alla professione di avvocato di Bianca Guidetti Serra. Ho deciso di riportarvi il ricordo del primo processo affrontato da Bianca come difensore, quando lei stessa subì una discriminazione. All’epoca era una di soli tre avvocati penalisti donne d’Italia e le venne chiesto di dimostrare l’iscrizione all’albo in quanto donna. Penso che questo aneddoto possa spingere una fruitrice del manifesto a identificarsi nella figura di Bianca, a pensare agli episodi di discriminazione vissuti in prima persona. Questo può far scattare la voglia di informarsi e prendere spunto dalle lotte del passato e dall’esperienza di Bianca presente in archivio per contrastare la discriminazione del presente. La forza del messaggio risiede nel fatto stesso che un episodio di discriminazione come questo sia avvenuto in un luogo che dovrebbe essere il tempio dell’imparzialità. Inoltre fa riflettere sul fatto che la discriminazione di genere è un problema di tutti, in quanto non risparmia nemmeno le sfere lavorative più prestigiose. Nel manifesto la figura femminile della giustizia simboleggia il lavoro compiuto da Bianca come avvocato ma nella sua fierezza è resa moderna dal colore. Gli strumenti della giustizia (benda sugli occhi, bilancia, spada, libro) rimangono invariati nella tonalità poiché, nonostante cambino i tempi, debbono rimanere saldi, farsi simbolo dell’imparzialità. I loghi al fondo possono essere riorganizzati o modificati secondo le esigenze.
Titolo: La lotta
Autrice: Elisa Bacco
Descrizione: L’omaggio a colei che ha affrontato molte battaglie, che ha accompagnato gli animi verso la liberazione,che ha desiderato e creduto fino alla fine nella democrazia. Un ringraziamento per la donna che continua nella sua opera di redenzione, equa e alla portata di tutti, grazie alla condivisione dello storico delle sue azioni: alimentare senza soluzione di continuità tutti coloro che percepiscono vitale la libertà di espressione, opinione, partecipazione. Portare avanti la sua lotta è un dovere morale di tutti, anzi di tutt* perché anche questa lingua ci limita, e così facendo limita anche le nostre azioni. Donne e uomini, unit* per una concreta democrazia.
Titolo: MEND THE GAP
Sottotitolo: WITH HEART AND MIND TOGETER
Autore: Matteo Parisi
Descrizione:
Rational.
Il visual della proposta evoca contemporaneamente la sfera emotiva e l’aspetto razionale dell’essere umano, il cuore e la mente, divisi da una piaga, quella scavata dalle violenze subite dai più deboli. La ferita è accuratamente cucita da una sarta esperta - quale tributo alla madre di Bianca Guidetti Serra, una donna che con il suo esempio ha inevitabilmente influenzato le scelte di vita dell’attivista a cui è dedicato il concorso - con un ago la cui cruna si trasforma in una leggiadra e candida piuma, simbolo di emancipazione e ottimismo. La headline “MEND THE GAP” riprende il titolo del concorso, creando un duplice gioco di parole: non basta incrociare le dita per sfuggire ai soprusi di chi non rispetta i nostri diritti, ma è necessario correre ai ripari (MEND) e intrecciare le nostre vite con chi può dare una nuova piega alla nostra esistenza, fermando ogni forma di discriminazione (END in rilievo nella parola MEND, per attirare l’attenzione su entrambe le parole). L’utilizzo dell’inglese coinvolge l’audience primario dei millennials, generazione portante del cambiamento di costumi. La bodycopy rimarca il tema delle relazioni logore, esortando a intrattenere una fitta trama di relazioni costruttive e ad evitare chi trama contro il nostro benessere. È volutamente in italiano per rendere comprensibile il messaggio ad un pubblico il più ampio possibile. Il colore di sfondo richiama la speranza e mette in risalto le tinte più forti del disegno al centro. Il font del titolo (Swis721 BdOul BT) rafforza il messaggio, evidenziando il “vuoto” da colmare per garantire l’uguaglianza dei sessi e per fermare (END “tridimensionale”) i comportamenti prevaricatori, grazie al buon cuore e al buon senso di ognuno di noi come esplicitato nelle frasi sottostanti (Franklin Gothic Demi). Infine sono stati inseriti i tre loghi dei principali enti che portano avanti l’iniziativa.
Titolo: Niente meno
Autore: Fabio Maiolo
Descrizione: Il mio elaborato è incentrato sull'idea che un'espressione, utilizzabile anche come slogan, con il suo stesso significato possa spingere l'immaginario collettivo a rendere ingiustificabile e in futuro annullare il gap fra i sessi. Ho scelto una grafica semplice e immediata che con i suoi colori sgargianti possa sfruttare le caratteristiche del poster per attirare l'attenzione dei passanti.
Titolo: Tutti uniti per essere uguali
Autore: Marco Cirulli
Descrizione: In questa prima illustrazione è rappresentata in maniera più grafica e astratta un atto di sostegno contro la discriminazione di genere, in particolare caso la discriminazione sul lavoro nei confronti del genere femminile è infatti rappresentata una donna, in questo caso una mamma (con il bambino in fasce sulla schiena)ma anche una lavoratrice,per illustrare una figura di donna completa dall’essere un’ottima madre ma allo stesso tempo un’ottima lavoratrice, che viene aiutata dai suoi amici/colleghi che sono tutti sotto un ipotetico uguale (che divide l’illustrazione in due piani diversi) e cercano di metterla alla pari delle condizioni lavorative dell’uomo che anche se ancora "privilegiato" (perchè sta al di sopra dell’ipotetico uguale) gli porge la mano come in un gesto di accolta di aiuto , per portare ovviamente pari diritti ovunque e per tutti senza distinzione di genere di nessun tipo. Le due donne che stanno nella parte superiore rappresentano i traguardi che si sono raggiunti fino ad oggi, ma è comunque vero che in tanti lavori e poi soprattutto in alcune parti del mondo purtroppo la discriminazione di genere è ancora molto presente.
Titolo: Quarto stato
Autrice: Claudia Maranzana
Descrizione: Il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo costituisce un simbolo delle lotte operaie del XX secolo. Questo manifesto intende “rubarne” l’anima emblematica, la forza e la potenza evocativa per metterle al servizio di una delle battaglie centrali del nostro tempo: la rivendicazione e la salvaguardia dei diritti delle donne. L’accostamento di importanti figure femminili appartenenti a diversi periodi storici, classi sociali, etnie, professioni, età, etc., è stato concepito con l’intento di far saltare immediatamente all’occhio la varietà di modelli, o meglio, dei “modi” di essere donna. È un corteo che, nel suo incedere risoluto verso osservatrici e osservatori, sventola l’ideale vessillo del pluralismo e del duplice diritto da un lato a vedere riconosciuta e rispettata la propria libertà di autodeterminarsi, dall’altro di determinare il corso gli eventi, la mentalità e il destino della società intera. In testa alla marcia c’è Bianca Guidetti Serra, strenua difenditrice dei diritti delle donne e promotrice dell’emancipazione femminile lungo l’intero arco del secolo scorso. Al suo fianco destro si è deciso di inserire l’unica figura maschile ricollocata nel manifesto al posto dei personaggi originari de “Il Quarto Stato”: Primo Levi.
Tale scelta trova le sue ragioni in due ordini di riflessioni. La prima è che, utilizzando le parole di Bianca Guidetti Serra, “qualsiasi lotta di emancipazione (…) richiede lo sforzo di tutti”, uomini compresi. La seconda, che spiega come mai la scelta sia ricaduta proprio su Primo Levi, è che lui e Bianca erano legati da una profonda amicizia. Ebbene, si è ritenuto opportuno valorizzare nel manifesto un sentimento importante come l’amicizia tra uomo e donna in contrapposizione allo stereotipo, tutt’altro che superato, di figura femminile come mero oggetto passivo del desiderio amoroso maschile. L’altra “non figura” a fianco di Bianca Guidetti Serra rappresenta l’ideale collocazione dell’osservatrice (ma anche - perché no - dell’osservatore, sulla base di quanto si è appena detto). Si intende, così, valorizzare il diritto alla “pluralità dell’essere donna” e sottolineare l’importanza di condurre in prima persona (e in prima fila) la battaglia per l’abbattimento degli stereotipi maschilisti che permeano la nostra società e condizionano la nostra esistenza.