L'incontro con l'avv. Bruno Segre

di Alessandro Re

I - La mia conoscenza dell’Avv. Bruno Segre (nonostante fossimo Colleghi non ci eravamo mai frequentati prima) risale alla nascita stessa della nuova testata de L’INCONTRO, in versione “online”, ed alla sua presentazione alle OGR di Torino.
Da lì iniziai un’assidua frequentazione con lui che col tempo divenne amichevole e, alla fine, di grande affetto.
Praticamente ogni settimana (eccetto il periodo del COVID) mi recavo a casa sua dove in un tripudio di libri, riviste, giornali ed appunti sparsi ognidove, mi riceveva per le interviste che sono poi state pubblicate su L’INCONTRO.
Si è trattato, in sostanza, di ripercorrere insieme a lui ed alla sua prodigiosa memoria la storia del nostro Paese, dagli anni della seconda guerra mondiale sino ad oggi.
In questi incontri, seduti sul suo sofà, si leggevano insieme alcune notizie interessanti che L’INCONTRO cartaceo aveva commentato negli anni (ad esempio la crisi dei missili a Cuba, l’assassinio di Moro, la battaglia per il divorzio e quella dell’obiezione di coscienza, oltre a molte altre) e poi le si “attualizzavano” in base ai suoi commenti ed alle sue osservazioni, sempre lucide e puntuali.
Gli articoli “in forma di numero di 58 interviste” sono stati quindi pubblicati su L’INCONTRO dove sono visibili nella sezione “La nostra storia – le battaglie de L’INCONTRO raccontate dal fondatore ad Alessandro Re”.
Tali articoli si sono conclusi con il commento sul Commiato che nel dicembre 2018 l’Avv. Segre aveva pubblicato sull’ultimo numero cartaceo de L’INCONTRO.
II - Ritengo che si debba risalire al primo numero di questa testata, nel 1949, per apprezzare ancora una volta le ragioni, sempre attuali, specie oggi, della scelta del nome della stessa e della filosofia editoriale de L’INCONTRO, riproponendo il testo dell’intervista già pubblicata sulla testata “online”:
 
 
Domanda Re
Siamo così giunti a parlare de L’Incontro.
Quali sono state le ragioni di questa scelta?
 
Risposta Segre
Ho già fatto cenno al forte coinvolgimento che aveva provocato in me e in tanti altri giovani, nel dopoguerra, da un lato, il blocco di Berlino, nel 1948/49, con la radicale contrapposizione tra USA e URSS e il rischio di una nuova guerra, e, dall’altro lato, l’ideale del pacifismo.
Così, preso da passione improvvisa, iniziai da solo, senza alcun aiuto, né materiale, né finanziario, a scrivere gli articoli, a farli stampare, a spedire le copie e a diffonderle.
Inizialmente pubblicai 11 numeri all’anno, poi ridotti a 10, cioè un numero solo in gennaio - febbraio e in luglio - agosto.
Anche il colore della testata mutò, in quanto all’originario nero, sostituii un acceso rosso vivo.
 
Domanda Re
Perché hai scelto di chiamarlo L’Incontro?
 
Risposta Segre
Perché rappresenta bene l’opposto di quanto era già avvenuto pochi anni prima e che si temeva avvenisse di nuovo e cioè lo “scontro” di civiltà che allora pareva poter provocare una guerra ancor più distruttiva della precedente, a causa delle bombe atomiche già sperimentate sul Giappone.
Quindi il mio ideale era ed è quello dell’”incontro” tra i popoli, tra gli uomini e le donne, con il superamento degli steccati ideologici e religiosi.
Che è quanto si auspicava potesse avvenire anche in Italia, dove era in atto una forte radicalizzazione delle opposte ideologie, rappresentate dai Partiti di sinistra, da un lato, e dalla Democrazia Cristiana, dall’altro.
 
Domanda Re
Quali sono stati in definitiva i grandi temi sui quali L’Incontro si è poi battuto per settanta anni e che continua ancor oggi a sostenere?
 
Risposta Segre
In poche parole la pace, la fratellanza tra i popoli, l’antimilitarismo, la laicità dello Stato, l’antirazzismo, la conquista dei diritti civili e un certo anticonformismo, proprio per sciogliere i nodi della società italiana contemporanea.
Ritengo opportuno richiamare le parole che allora usai nel mio primo articolo di fondo, apparso nel marzo 1949, dal titolo, assai significativo,
 
L’idea nuova”:
 
"Nessuno dei problemi vitali della nostra generazione potrà esser risolto finché non vedremo con chiarezza attorno a noi.
Se il Cristianesimo, l'Ebraismo, il Liberalismo, il Socialismo o il Comunismo non sono riusciti a preservare di per sé soli l'umanità dal flagello di due guerre tremende e dalla prospettiva di un conflitto atomico che significherebbe la scomparsa di ogni vestigia di civiltà, occorre che qualcosa di nuovo guidi gli uomini del nostro tempo.
Qualcosa che dia loro fiducia in se stessi e guidi la loro esistenza attraverso una sintesi dei valori tradizionali: lo spirito di carità del Cristianesimo, l'esigenza di giustizia dell'Ebraismo, l'autonomia individuale del Liberalismo, l'emancipazione collettiva del Socialismo, la trasformazione economica - sociale del Comunismo.
Questo giornale intende appunto promuovere questa sintesi e ricercare una garanzia di libertà e di sicurezza, di serenità spirituale e di fede nella vita che è venuta a mancare agli uomini d'oggi. Perciò ospiterà diversi e contrastanti punti di vista che permetteranno di orientare liberamente un'opinione su temi di interesse universale come la salvaguardia della pace, la collaborazione internazionale, l'educazione della gioventù, l'amicizia fra cristiani ed ebrei, ecc.
Temi di grande impegno, meno difficili da affrontare su un foglio indipendente da interessi particolari ed estraneo alla retorica e all'ambizione delle Associazioni, Unioni, Gruppi, ecc.
Il programma cui si è accennato accomuna argomenti che solo in apparenza risultano diversi: un'Idea più alta, nel promuoverli e nel dibatterli, li riunisce innanzi alla opinione pubblica. E' l'Idea della fratellanza e della cooperazione, in cui si concretizza il vero primato spirituale, la sola che può assicurare l'esistenza e il progresso della civiltà umana".
 
BUON COMPLEANNO BRUNO, OVUNQUE TU SIA.

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