Discorso pronunciato il 30 ottobre 2024 per la inaugurazione dello studio di Norberto Bobbio allestito nella Biblioteca a lui intitolata, al Campus Einaudi.
Per iniziativa del Centro studi Piero Gobetti, dell’Accademia delle Scienze, del Polo del 900, del Circolo dei lettori, dell’Università e della Città di Torino che hanno promosso le manifestazioni per i vent’anni della sua morte, dal 30 ottobre 2024, i torinesi e le torinesi, coloro che verranno Torino da altre zone d’Italia o dall’estero avranno la possibilità di visitare la nostra città sulle tracce di Norberto Bobbio lungo le direttrici di un triangolo ideale che collega tra loro le tre case del filosofo.
La prima casa è quella di via Sacchi 66. Qui Bobbio ha trascorso quasi l’intera sua vita, leggendo, studiando, scrivendo, confrontandosi con esponenti della cultura italiana e internazionale, dedicando gran parte del suo tempo ai giovani. Il nostro visitatore ideale troverà, in alto a sinistra del portone della casa del professore, una targa in suo onore, che recita: “In questa casa visse / NORBERTO BOBBIO / 1909 – 2004 / Professore di filosofia del diritto e della politica / Senatore a vita della Repubblica / Educò intere generazioni alla pace, ai diritti, alla democrazia” e che lo ricorda attraverso una frase tratta dal libro Italia civile: “Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare”.
La seconda casa è l’Università. A Torino Bobbio ha insegnato ininterrottamente dal 1948 al 1979, a lui è intitolata la biblioteca dei dipartimenti di giurisprudenza e di culture politiche e società e a lui è ora dedicato uno spazio che accoglie alcuni arredi del suo studio che fanno rivivere l’aria e l’atmosfera della prima casa. Gli oggetti che possono essere ammirati sono vari: la macchina da scrivere, le toghe universitarie, il vecchio telefono di un tempo antico, la sua scrivania, un’opera di pregio realizzata da Aldo Morbelli. L’immagine che meglio esprime sia l’uomo sia lo studioso è quella di lui, con la testa leggermente reclinata a destra, seduto alla sua scrivania per ore e ore, intento a pensare, a leggere, a prendere appunti, a scrivere.
La terza casa è via Fabro 6, la casa di Piero e Ada Gobetti. La sede storica dell’antifascismo azionista è stata ed è uno dei luoghi simbolo della storia di Torino e del nostro Paese. Bobbio ne è stato uno degli animatori e ne è uno degli ispiratori nel solco dell’eredità di Piero Gobetti, il prodigioso giovinetto, teorico di una immaginaria e immaginosa rivoluzione liberale che non si è realizzata in nessun tempo e in nessun luogo. Qui, per sua volontà, sono catalogati e a disposizione degli studiosi e del pubblico la biblioteca e l’archivio del filosofo e, con guide sicure, ci si può muovere tra carte, lettere, documenti, libri, opuscoli, un mosaico, anzi un labirinto che ci restituisce una vita di studi e di impegno per la democrazia, i diritti, la pace.
Coloro che lo hanno incontrato e o che hanno seguito le sue lezioni, che si sono laureati con lui, che in vario modo si sono formati alla sua scuola sanno che Bobbio è stato un uomo del dubbio e del dialogo. Il dubbio che non esclude anzi prelude alla scelta, il dialogo che “è sempre un discorso di pace e non di guerra” e che per lui è stato un esercizio quotidiano tanto nella vita pubblica quanto nella vita privata. Sul piano personale, se dovessi dire qual è il valore che caratterizza la personalità di Bobbio, non avrei dubbi nel dire che questo è l’amicizia. L’amicizia che non è somiglianza ma ricerca, e questo è il suo principale pregio, l’amicizia come una pratica in cui pensiero, libertà, affetti, si congiungono e camminano insieme verso una meta comune.
Chi a Torino camminerà sulle tracce di Norberto Bobbio scoprirà un mondo di valori e di idee, una tradizione che non si è esaurita e che si rinnova a ogni rivisitazione, una eredità che interroga la nostra intelligenza e il nostro tempo.