In questo presente così sospeso stiamo ciascuno dentro a una bolla, chiusa nei nostri silenzi, e ci mascheriamo ogni giorno così nascondiamo i sorrisi che più non abbiamo.
Ci restano solo gli sguardi che ci scambiano a distanza di un metro, due metri, quanta è la distanza di un pensiero gentile, di una speranza che albeggia lontana, di un fiore che ancora si ostina a sbocciare in primavera, in questa nostra seconda e stentata primavera.
La magnolia sotto casa è fiorita in grandi boccioli, grandi come il pugno di una mano, è un pugno allo stomaco che mi colpisce e mi toglie il fiato dinnanzi a tanta, incredibile, magnifica forza della vita.
Insegnaci, perenne Natura, a non disperare, a coltivare la linfa dei giorni che ancora verranno, a respirare il mattino di ogni singolo nostro risveglio, a vedere anche là dove tutto pare aver perso la luce.
Insegnaci la pazienza di aspettare che la terra esca dall'inverno, che le rondini tornino ad abitare sotto i comignoli delle pietre antiche, che gli alberi si rivestano del verde della speranza.
Insegnaci ad ascoltare il fruscio delle foglie e il bisbiglio del vento.
Insegnaci ad ascoltare il pianto di un bambino e le parole confuse di un vecchio.
Insegnaci a condividere senza aspettarci per forza qualcosa in cambio.
Insegnaci a uscire da questa nostra bolla sospesa per poter di nuovo ridere e sorridere e cantare, intrecciando code di aquiloni con tutte le mascherine che ci hanno aiutato ad arrivare lontano.
Insegnaci ad essere finalmente migliori.