Riflessioni in corso d'opera

di Angela Donna


Richiamo l’attenzione su tre punti: 1. la pandemia ha reso più evidenti, accentuandole, le differenze tra i ricchi e i poveri, fra i cosiddetti Paesi sviluppati e i Paesi del Terzo/Quarto mondo; 2. la profezia di Erri De Luca che a volto coperto scopriremo “tanti nuovi poveri tra i nostri amici”; 3. la cifra simbolica di 100.000 morti in Italia (8 marzo 2021) e di 2 milioni e 700.000 nel  mondo (21 marzo 2021). Rispetto ai primi due punti, in tempi di covid, ci concentriamo solo sul nostro ombelico, presi, prima di ogni cosa, dal nostro “rischio” individuale, poi familiare, quindi cittadino, regionale e nazionale. Chi si occupa di riflettere e, a livello politico, di intervenire sulla discriminazione esistente tra paesi  “ricchi” e paesi “poveri” di cui noi, i cosiddetti Paesi sviluppati, siamo responsabili? Un brano celebre da Se questo è un uomo di Primo Levi, rivisitato per la nostra realtà: “Noi che viviamo sicuri / nelle nostre tiepide case, / Noi  che troviamo tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici”. Soltanto ora ammettiamo i paesi poveri agli onori della cronaca perché la dimensione di pandemia ci coinvolge obtorto collo… La sperequazione tra chi ha sempre di più e chi retrocede verso l’indigenza sta aumentando e la forbice tra ricchi e poveri va allargandosi. Il terzo punto chiama in causa i “negazionisti” che, con una forte connotazione antiscientifica, rappresentano un fenomeno rilevante, complesso, presente in tutto il mondo. Anche qui da noi Italia si è generata una divisione netta: c’è chi pensa che si tratti di una gravissima emergenza sanitaria e chi, invece, sostiene si tratti di un’emergenza democratica, la  graduale e pianificata soppressione della libertà dei cittadini voluta da non meglio precisati “poteri forti”. Per Sara Cunial, nota “No Vax” contro la diffusione degli OGM, della tecnologia 5G, sostenitrice del complotto del Nuovo Ordine Mondiale,“questa è un'emergenza democratica”. La democrazia è questo? Lascio aperta la domanda. E allora “la cultura dell’iniziativa” farà solo ammissione di impotenza?

Centro studi Piero Gobetti

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