La scelta di parlare di Leone Ginzburg è stata per me da un lato facile e dall’altro difficile. Difficile perché tutti o quasi i ritratti dei personaggi presenti nel libro di Pietro Polito rappresentano per me dei punti di riferimento culturali e intellettuali. Facile perché Leone Ginzburg ha racchiuso dentro di sé molteplici aspetti dell’uomo di cultura: è stato infatti letterato, traduttore, storico, scrittore. In breve, un grande “suscitatore di cultura”. Inoltre, quando ho ri-cominciato a leggere il libro, è scoppiata la crisi internazionale con la guerra che tutti noi conosciamo e tornando a casa una sera, erano i primi giorni di marzo, ho visto un breve approfondimento su Odessa che si preparava a difendersi dall’attacco russo. In quel momento ho capito e ho avuto chiaro ai miei occhi che avrei potuto parlare solo di Leone Ginzburg. Traccerò qui solo alcuni momenti per me particolarmente significativi della vita di Leone e che lo avvicinano a Piero Gobetti.
Leone nasce, infatti, a Odessa il 4 aprile 1909. I genitori erano arrivati in questa ricca, florida e cosmopolita città sulle rive del Mar Nero alla fine del 1800. Abbandonata Odessa il 24 dicembre 1919, dopo la vittoria dei Bolscevichi nella Rivoluzione, nell’estate del 1924 Leone sostiene e supera gli esami di ammissione al Liceo Massimo D’Azeglio di Torino. Questo è il primo momento significativo della sua vita perché sotto la Mole crescerà come persona e come uomo di cultura entrando in contatto con gli intellettuali del tempo. Maestri e allievi come Umberto Cosmo, Augusto Monti, Zino Zini, Aldo Garosci e Franco Antonicelli. Pur essendo ancora solo un ragazzo – proprio come nella parabola di Piero Gobetti – Leone presenta un carattere forte, dal grande rigore morale, uno che prende la vita molto sul serio e che come ricorderà Norberto Bobbio considera ogni distrazione, ogni abbandono, una perdita da recuperarsi con rinnovato vigore. Al liceo Massimo D’Azeglio Leone conoscerà Cesare Pavese che diventerà una figura centrale nel suo percorso prima come amico e poi come organizzatore di cultura nella casa editrice Einaudi.
Il secondo momento è un incontro avvenuto a Parigi nella primavera del 1932 dove Leone si era recato grazie a una borsa di studio dell’Università di Torino per completare gli studi su Guy Maupassant su cui aveva scritto la tesi di laurea in Lettere. Nella capitale francese, dunque, una mattina di aprile Leone incontra Aldo Garosci, suo ex compagno di liceo rifugiatosi in Francia per sfuggire alla persecuzione fascista, il quale lo porta a conoscere Carlo Rosselli e Gaetano Salvemini. Questo incontro cambia la vita di Leone. Da una posizione di “attesa” o comunque “dietro le quinte” ora egli compie la scelta di un’azione politica e civile attiva da cui non tornerà più indietro entrando, infatti, nell’organizzazione antifascista “Giustizia e Libertà”. A Parigi nasce dunque il politico, il militante antifascista in primo luogo ma più in generale un uomo che sceglie di subordinare una sicura e brillante carriera accademica per un valore più alto. Usando una formula gramsciana Leone attua "una riforma intellettuale e morale”. A riguardo è interessante un ricordo di Sion Segre anche lui esule in Francia che a proposito delle conversazioni tra Leone e altri fuoriusciti scrisse mi pareva di intuire vagamente che l’ideale di Leone in politica fosse simile al ruolo che lui svolgeva tra noi mezzi sbandati della banda e quegli altri colti e bene educati dei salotti. Una specie di trait d’union tra due ideali. Se avevo capito bene, tra libertà e giustizia, tra liberalismo e socialismo, tra individuo e popolo […]. Dicevano che ci voleva una revisione liberale del marxismo, che una rivoluzione, la rivoluzione, ci voleva, ma con metodi liberali: libera scelta, non imposizione. […]. Parole e nomi. Nomi. Specialmente Croce e Gobetti. Sembravano i poli magnetici di tutte quelle parole. Sia per Ginzburg che per Gobetti la cultura viene intesa come un qualcosa di totalizzante che permea tutti i lati dell’esistenza così come la politica culturale generava, anche e soprattutto, una cultura della politica.
Terzo passaggio è una data ben precisa l’8 gennaio del 1934 quando Leone si rifiuta di prestare giuramento al regime fascista come libero docente di Letteratura russa. Il giuramento introdotto nel 1931 era stato poi esteso due anni dopo anche ai liberi docenti. Nel suo unico corso tenuto sul filosofo russo “Herzen e il Risorgimento italiano” Leone partendo forse da suggestioni gobettiane ancora acerbe pone l’accento, più in una prospettiva culturale che politica, su una Russia europea, rifiutando l’etichetta di una Russia asiatica, lontana, diversa e spesso incomprensibile.
Quarto momento è un anno il, 1938, dove Leone il 12 febbraio sposa Natalia Levi ma con l’arrivo dell’estate vengono promulgate le Leggi razziali. La Prefettura di Torino nel 1939 segnala l’urgenza di allontanare Leone “considerato persona pericolosa per la sicurezza dello stato, straniero indesiderato di origine russa, ebreo e antifascista”, gli viene quindi revocata la cittadinanza italiana e mandato al confino di Pizzoli, un piccolo paesino sulle montagne abruzzesi dove continuerà il suo lavoro per l’editore Einaudi con traduzioni, indici, introduzioni a volumi da lui curati.
Tornato libero, Il 27 e 28 aprile del 1943, Leone partecipa a Milano ad un convegno clandestino dove incontra Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e vengono messe le basi per la costituzione del Movimento federalista europeo. Nell’agosto dello stesso anno diventa condirettore di “Italia Libera” il giornale clandestino del Partito d’azione. Il 20 novembre viene arrestato a Roma e portato nel carcere di Regina Coeli. Morirà dopo torture e pestaggi, solo, nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 1944.
A distanza di mezzo secolo Norberto Bobbio, nell’introduzione agli “Scritti” di Leone scriverà: la vita mi è apparsa sempre non come un tutto continuo, ma come un insieme di attimi staccati, emergenti dallo spessore opaco e indifferente del tempo: non so come dire, scintille che nascono si dallo stesso ceppo ma indifferenti le une alle altre […]. La mia vita non è altro che tre o quattro di queste scintille: una di queste è stata accesa da Leone, e per quel poco lume che ha dato, la luce era sua.
Bibliografia minima: