Il sogno di Lidia Menapace

di Marta Di Giulio

Muore Lidia Menapace, la donna che con forza, impegno lucidità e ironia ha dato all’Italia una testimonianza della Resistenza femminile, una critica attenta della politica italiana, un esempio di lotta pacifica che ha lasciato una testimonianza di grande valore nella stesura della Convenzione Permanente delle Donne Contro le Guerre. Ex senatrice, giornalista e fondatrice del quotidiano Il Manifesto, staffetta partigiana in Val d’Ossola si spegne il 7 dicembre a 96 anni dopo essere stata ricoverata a Bolzano nel reparto delle malattie infettive per complicazioni da Covid.

Ho avuto la fortuna di conoscere Lidia qualche anno fa attraverso la collaborazione con il Centro studi Piero Gobetti e di invitarla a un incontro con i giovani e le giovani del Centro nell’ambito del progetto “La Repubblica delle donne” (curato da Angela Arceri e Laura Boem).

Dal nostro incontro e insieme a Pietro Polito (direttore del Centro studi) è nata la voglia di lavorare con Lidia e il bisogno di parlare con lei di paura, ponte tra la storia della sua Resistenza e l’oggi.

Mesi dopo, Pietro ed io, siamo andati a Bolzano per approfondire il discorso. Abbiamo trascorso una giornata meravigliosa, dal mattino al tardo pomeriggio tra ricordi, riflessioni e risate fino alla stazione dove ci ha accompagnati e salutati. Ho incontrato Lidia una seconda volta per completare la mia intervista sui suoi ricordi, i suoi timori e le sue speranze per l'oggi e dopo una lunga rielaborazione ne è nata una sceneggiatura teatrale con protagonista la sua voce e le immagini di teatro d’oggetto del suo racconto.

…quando vai in un posto vedi se c’è il pericolo e cerca di vedere come lo puoi superare. La paura è un utile segnale. [...] Ma sempre come avvertenza che sapendo di più potevi evitare il rischio. La paura come segnale d'allarme giusto, come possibile rischio”.

Lidia Menapace portava una riflessione consapevole su uno stato emotivo che può schiacciarci, manipolarci, distruggerci oppure renderci consapevoli. Un segnale utile per essere consapevoli del nostro presente e capire cosa sta accadendo, come affrontare la paura e come evitare di “finire in malora”.

Dall’intervista immagino così l'inizio del racconto della sua vita: lei come una danzatrice volteggia tra le bombe, le sirene, tra le spie, in volo su una bicicletta per portare messaggi e aiuti, fa un giro su se stessa mentre passa davanti al blocco di controllo dopo il coprifuoco con in mano il libro di latino che nascondeva la stampa clandestina. La paura le è sempre stata accanto ma Lidia vede anche l’aspetto più utile perché può essere un ottimo segnale per capire cosa non funziona e come affrontare una situazione per salvarsi.

Lidia osserva il pericolo e passa dove si aprono le strade, vede la fatica e ci pedala sopra, con questa forza, lucidità, coerenza verso i valori di antifascismo, libertà, pace, uguaglianza e democrazia, i valori descritti nella Costituzione italiana, insegnamento per le nuove generazioni, la nostra eredità. Lì c’è tutto perché questo tutto è stato conquistato con impegno.

Riceviamo un’eredità di cui siamo responsabili e testimoni, Lidia ci ha parlato attraverso libri, articoli, azioni, video, incontri e ora tocca a noi. Interpreto così un suo sogno, che mi aveva raccontato a Bolzano durante l’intervista per costruire lo spettacolo “Paura: Impossibile da Inventare” (la sceneggiatura ha vinto il primo premio al concorso “Accendi La Resistenza” organizzato dal’ISTORETO - Polo del 900, in collaborazione con la scuola Holden di Torino) e lo riporto qui affinché ognuno possa vederci un’immagine che lo rispecchi, un significato profondo da portare con sé.

Questo sogno è che dal cielo scendo pian piano, forse con un paracadute, poi arrivo in un posto dove sono sola ma curiosa, guardo intorno e cerco di iniziare a riconoscerlo. Raccolgo il paracadute, mi guardo in giro e scruto l’orizzonte fino a quando non incontro un altro volto umano. Questo sogno si è ripetuto molte volte, è l’unico sogno quasi che io ricordi.

          Grazie Lidia!

 

Centro studi Piero Gobetti

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