Quarant'anni fa il Sessantotto - Glossario D-H
             
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de Gaulle, Charles  

(Lille, 22 novembre 1890 – Colombey-les-Deux-Églises, 9 novembre 1970). Militare, uomo politico e capo di Stato francese. Cresciuto in un ambiente cattolico e nazionalista, si arruolò giovanissimo nell'esercito, prese parte alla Grande Guerra e scontò oltre due anni di prigionia militare in Baviera. Promosso generale poco dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale, entrò a far parte dell'ultimo governo della Terza Repubblica in qualità di Sottosegretario alla difesa nazionale. Contrario all'armistizio con la Germania, rifiutò di aderire al governo del maresciallo Pétain e il 15 giugno 1940 lasciò la Francia, rifugiandosi in Gran Bretagna (per questa ragione venne condannato a morte in contumacia).
Ottenuto dagli Alleati il riconoscimento di rappresentante della Francia libera in esilio, iniziò le operazioni militari nel maggio del 1943, dopo essere sbarcato in Nord Africa alla testa di truppe francesi. Nell'estate del 1944, al momento della Liberazione, divenne capo del governo provvisorio e più tardi, dal 2 novembre 1945 al 20 gennaio 1946, ricoprì la carica di presidente del Consiglio. Favorevole a un impianto politico-istituzionale di tipo presidenziale, entrò ben presto in contrasto con i partiti antifascisti di massa (comunisti, socialisti, cattolici) sull'impostazione della Quarta Repubblica e nel 1947 fondò un proprio partito, il Rassemblement du Peuple Français, i cui scarsi successi elettorali, tuttavia, lo indussero nel 1953 a ritirarsi a vita privata.
Nel maggio-giugno del 1958, a fronte della gravissima crisi politica che stava travolgendo la Quarta Repubblica (e che aveva origine innanzi tutto dai problemi legati alla de-colonizzazione), venne richiamato alla guida del governo e gli furono concessi ampi poteri in materia di revisione costituzionale, in forza dei quali elaborò una nuova Costituzione, approvata con un referendum popolare nel settembre dello stesso anno. Vinte anche le elezioni politiche generali nel mese di novembre, a dicembre otteneva la Presidenza della Repubblica, sancendo così la nascita della Quinta Repubblica.
Negli anni immediatamente successivi riuscì a risolvere con grande abilità la delicatissima situazione creatasi in Algeria, avviando trattative con il Fronte di Liberazione Nazionale per il riconoscimento dell'indipendenza (che fu raggiunta nel 1962) e fronteggiando al tempo stesso con estrema fermezza tanto la reazione dei coloni francesi e delle truppe coloniali (in seno alle quali si era costituita l'OAS, Organisation de l'Armée Sécréte , responsabile di numerosi episodi terroristici), quanto l'attività clandestina degli algerini, a loro volta responsabili di gravissimi attentati anche in Francia. Nello stesso 1962, completando la propria opera di revisione istituzionale, propose una modifica alla Costituzione per consentire l'elezione diretta del presidente della Repubblica e riuscì a superare le resistenze del parlamento con un'operazione al limite della legalità, facendo ricorso ancora una volta a un referendum popolare (vinto a larga maggioranza).
Rieletto alla presidenza nel 1965, diede alla politica estera francese un indirizzo indipendente dagli Stati Uniti, criticando la guerra in Vietnam, ritirando l'adesione alla Nato e avviando un piano di armamenti nucleari. Di fronte alla crisi del maggio 1968 ebbe un atteggiamento all'apparenza contraddittorio, lasciando circolare nella stampa le voci più disparate, da quelle che lo volevano in procinto di dimettersi, a quelle di un appello ai militari per il ristabilimento dell'ordine. Allontanatosi dal paese nei giorni più caldi delle proteste, al rientro a Parigi decise di sciogliere l'Assemblea nazionale e di indire nuove elezioni politiche generale, con le quali ottenne un larghissimo successo. L'anno seguente, tuttavia, intuendo i profondi cambiamenti che il '68 aveva prodotto nella vita politica nazionale, rassegnò clamorosamente le dimissioni e abbandonò definitivamente ogni attività pubblica.

Dubcek, Alexander (1)  

(Uhrovec, 27 novembre 1921 – Praga, 7 novembre 1992), uomo politico cecoslovacco. Originario della Slovacchia, passò gran parte dell'infanzia e l'adolescenza in Unione Sovietica, con la famiglia. Rientrato in patria nel 1939, lavorò come operaio e aderì al movimento comunista clandestino, prendendo parte alla resistenza contro il nazismo. Nel 1951 fu eletto deputato e nel 1963 divenne segretario del Partito comunista slovacco, che con i partiti della Boemia e della Moravia formava il Partito comunista cecoslovacco. Fautore di un rinnovamento dall'interno della società socialista, in senso democratico, e di una maggiore autonomia dall'Unione Sovietica, entrò ben presto in contrasto con le componenti conservatrici e filosovietiche del partito, e divenne il principale punto di riferimento dei riformatori, i cui obiettivi di fondo consistevano per un verso nella sostanziale separazione tra partito e istituzioni dello Stato, e per l'altro in una riforma dell'economia basata sui principi dell'autogestione e su una parziale apertura al mercato.
Divenute sempre più acute le tensioni all'interno del partito, il 5 gennaio 1968 fu nominato segretario generale, in sostituzione del conservatore Antonìn Novotny, avviando il cosiddetto “nuovo corso” e mostrando di accettare lo sviluppo di nuovi movimenti sociali. Tra i mesi di marzo e di maggio avvennero, in rapida sequenza, la rimozione di Novotny anche dalla presidenza della Repubblica (assunta dal generale Ludwik Svoboda), la riabilitazione delle vecchie vittime dello stalinismo, l'adozione ufficiale da parte del partito del “Programma d'azione” dei riformatori e infine la formazione di un nuovo governo, orientato alla realizzazione del “nuovo corso”.
Di fronte a queste scelte del partito cecoslovacco e alla crescita dei nuovi movimenti nella società, i gruppi dirigenti dell'Unione Sovietica e dei principali paesi aderenti al Patto di Varsavia non tardarono tuttavia a manifestare la propria irritazione e ad avanzare severe critiche all'azione di Dubcek, facendosi forza tra l'altro del favore di alcuni settori dell'esercito ceco. Particolarmente significativo, in questo senso, fu l'annuncio – dato già alla fine di maggio – che sul territorio nazionale si sarebbero presto svolte delle manovre militari del Patto di Varsavia (quasi contemporaneamente fu convocato per il mese di settembre un congresso straordinario del partito).

Dubcek, Alexander (2)  

Dopo l'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia, divenne uno dei principali obiettivi della “normalizzazione” imposta dai sovietici. Privato progressivamente di ogni incarico, nel 1970 venne espulso dal partito comunista (con lui furono allontanate circa 500.000 persone), quindi si trasferì a Bratislava e trovò impiego come fabbro nelle officine forestali. Negli anni seguenti, pur tentando di far sentire la propria voce attraverso lettere ai giornali , rimase sostanzialmente isolato. Tornò ad avere un ruolo pubblico solo dopo l'elezione di Michail Gorbacev alla segreteria del Partito comunista dell'Unione Sovietica, nel 1985. Nel 1988 indirizzò a «l'Unità», quotidiano del Partito comunista italiano, una storica lettera nella quale chiedeva gli fosse restituito l'onore politico. L'anno seguente fu tra i protagonisti del crollo del regime comunista cecoslovacco e si parlò di lui per la presidenza della Repubblica, poi andata invece allo scrittore Vaclav Havel. Divenne invece presidente del parlamento federale e nel periodo successivo si oppose – anche come dirigente del neonato Partito socialdemocratico – sia alla legge sulle “epurazioni” indiscriminate, sia ai progetti di divisione della federazione cecoslovacca che portarono nel 1993 alla formazione di due Stati distinti: la Repubblica Ceca e la Slovacchia.
Attivamente impegnato a contrastare le tendenze neoliberiste (da un lato) e nazionaliste (dall'altro), morì in seguito a un incidente d'auto.

Dutschke, Alfred Willi Rudi
 

(Schönefeld bei Luckenwalde, 7 marzo 1940 – Aarhus, Danimarca, 24 dicembre 1979). Leader della SDS e del movimento studentesco. Originario della Germania Orientale, aveva iniziato il proprio impegno politico nella Chiesa Evangelica. Per il suo rifiuto di prestare il servizio militare gli era stato negato l'accesso all'università. Riparato a Berlino Ovest, si era iscritto alla facoltà di sociologia e aveva aderito a un piccolo gruppo politico (Sovversive Aktion), che nel 1965 era confluito nella SDS. Negli anni Settanta contribuì a fondare il movimento dei Verdi.

FLN

 
Fronte nazionale di liberazione del Vietnam, 1960-1976. Organizzazione politica unitaria, creata nel Vietnam del sud nel dicembre del 1960 per dirigere la lotta armata al regime di Ngo Dinh Diem . Promossa dai comunisti, era composta anche da religiosi e intellettuali. Diresse la guerriglia contro le forze sudvietnamite e statunitensi. Dopo la vittoria del 1975 ( guerra del Vietnam ), venne assorbita dal Fronte patriottico (1976).

Hippies  

Termine con il quale venivano indicati gli appertenenti alle comunità giovanili, che si erano formate negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Sessanta. Il fenomeno aveva avuto inizio in California, soprattutto a San Francisco, dai tentativi di alcuni gruppi (in genere giovani bianchi delle classi medie) di praticare uno stile di vita alternativo a quella della società adulta e basato sul rifiuto del denaro e della proprietà privata, sulla libertà sessuale e sull'uso di droghe, in qualche caso sul ritorno alla natura e su elementi di spiritualità orientale. Tuttavia, dopo la cosiddetta “summer of love” del 1967 (una sorta di happening collettivo, a San Francisco, al quale parteciparono più di 100.000 persone), gli stessi promotori presero atto del rischio che il tutto si trasformasse in nient'altro che una moda, e dichiararono ufficialmente chiusa l'esperienza. Nel periodo successivo, a partire dal 1968, una parte degli hippies aderì a gruppi militanti radicali, ma da allora il termine è rimasto in uso per indicare, genericamente, un certo tipo di cultura giovanile di massa.

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